La scusa del “non ho tempo”

Una frase pronunciata troppo spesso, e che alla lunga diventa una scusa. Migliorare la gestione del tempo deve invece diventare un imperativo quotidiano

Nessun dubbio che, tra tutti i beni, il tempo abbia acquisito un valore sempre più rilevante.

 

Avere tempo per sé stessi, da dedicare al proprio benessere come antidoto alla frenesia degli impegni lavorativi quotidiani, è giustamente vissuto come imprescindibile. Quando ci rechiamo a fare la spesa in un ipermercato ci sobbarchiamo in prima persona compiti che una volta spettavano al personale commerciale, come selezionare, pesare e prezzare prodotti a libero servizio nel reparto ortofrutta, oppure scannerizzare i codici a barre dei prodotti lungo la shopping expedition. Perché accettiamo di lavorare per conto dell’ipermercato? Perché siamo per così dire remunerati, non in denaro bensì in tempo: accollarci quei compiti ci permette infatti di risparmiare tempo, e accumularlo per “spenderlo” in benessere alternativo.

 

Del valore del bene-tempo siamo tutti consapevoli, e sotto questo totem ci sforziamo costantemente di migliorare la nostra qualità della vita; eppure, nonostante questa consapevolezza, il tempo resta un bene soggetto a enormi sprechi sul punto di lavoro. Di questo, nella maggior parte dei casi, non ce ne rendiamo conto, e ci facciamo invischiare in una serie di cattive abitudini e insufficiente organizzazione del lavoro da arrivare con troppo frequenza a pronunciare le classiche e fatidiche frasi “non ho tempo” o “non ho avuto tempo”.

 

Nulla da obiettare sul fatto che i ritmi di lavoro si siano intensificati, e che la pressione sui risultati sia sempre maggiore; questo non toglie che “non ho tempo” diventi spesso una scusa, una affermazione ripetuta meccanicamente per giustificare quelle inefficienze che ci spingono a lavorare in ottica esclusiva di reazione ai problemi quotidiani, senza spazio per la riflessione.

 

Chi si trova a pronunciare troppo spesso quelle frasi ha il preciso dovere di capire quali ne sono i motivi. E’ praticamente impossibile che non aver tempo dipenda dal fatto che ogni ora della giornata lavorativa, per tutti i giorni della settimana, è occupata da incombenze di eccezionale importanza, queste vengono svolte tutte, per di più in efficacia (la capacità di raggiungere determinati obiettivi) ed efficienza (il dispendio minimo di risorse per raggiungere quegli obiettivi). Se è vero che questa situazione ideale non esiste, occorre lavorare a migliorare la gestione del tempo.

La cattiva gestione del tempo si traduce in spreco, e dipende fattori precisi come ad esempio quelli qui sotto espressi:

  • Disordine fisico: gestione deficitaria dell’ufficio, degli archivi e degli strumenti
  • Disordine mentale: incapacità di discriminare tra importanza ed urgenza, ordine dei lavori basato sulla piacevolezza;
  • Improvvisazione: mancanza di pianificazione e programmazione, nessuna agenda, interruzioni continue dei flussi di lavoro;
  • Mancanza di rigore: non rispetto dei tempi, doti comunicative fragili, metodi di lavoro continuamente mutevoli, continui ritorni sulle decisioni prese, piacere dell’abitudine. 

Occorre prendere atto che il miglioramento della gestione del tempo è un compito continuo, che non può venire affrontato una tantum ma quotidianamente: l’inefficienza è sempre dietro l’angolo e quindi le aree di progresso mutano continuamente nel tempo. Organizzazione e metodo sono gli strumenti a disposizione di chi non vuole più accettare la scusa del “non ho tempo”, che venga dagli altri o, ancora peggio, da sé stessi.