Soffrite di "malattia della fretta"?

Ci sono due tipologie di comportamento, definite A e B, differenziate dalla attitudine verso il lavoro, dalla esposizione allo stress ed al rischio conseguente di malattie.

 Se vi ritrovate nella descrizione del tipo A, fermatevi un attimo a riflettere, perché soffrite proprio della “malattia della fretta”   ... e qualcuno potrebbe approfittarne

Negli anni ’50 i cardiologi Friedman e Rosenman identificarono due tipologie di comportamento, definite A e B, differenziate dalla attitudine verso il lavoro, dalla esposizione allo stress ed al rischio conseguente di malattie.

 

Se vi ritrovate nella descrizione del tipo A, che troverete di seguito, fermatevi un attimo a riflettere, perché soffrite proprio della “malattia della fretta”.

 

In sintesi, l’individuo che ha un comportamento di tipo A è perennemente mosso dalla fretta, dalla volontà di assumere continuamente nuovi compiti, di fare più cose contemporaneamente, di darsi scadenze molto brevi (tutto appare urgente), di voler tenere tutto strettamente sotto controllo.

Questo individuo tradisce anche nel comportamento questa attitudine, perché si esprime molto velocemente, ha scarsa capacità di ascolto (infatti interrompe spesso il proprio interlocutore), si irrita di fronte a colleghi con un ritmo di lavoro meno esasperato, si sente a disagio nei momenti di relax, arriva talvolta ad avere tic nervosi. E’ un individuo che investe moltissimo sul lavoro, che ha pochi interessi alternativi, e che è preda di cattiva alimentazione e fumo.

 

Il comportamento di tipo B è esattamente l’opposto, quindi dominato da minore competitività, ritmi più calibrati, un equilibrio generale nel modo di vivere la professione e la relazione con i colleghi.

Il problema della tipologia A è che deriva in problemi di salute anche importanti (specie cardiovascolari), e quindi è certamente raccomandabile contenere lo stress derivante dai ritmi che ci si dà.

 

Sfortunatamente, il tipo A è anche più produttivo, e quindi fa comodo talvolta sovraccaricarlo di lavoro. Il buon manager, di fronte ad un collaboratore di tipo A, deve invece fare grande attenzione ad aiutarlo a gestire con più equilibrio la propria missione, anziché approfittarne.